Il pianeta delle B: benessere-bisogni-bonus

Il pianeta delle B: benessere-bisogni-bonus

Ho iniziato a tenere d’occhio la questione del bonus psicologo, contenta che finalmente si facesse luce sulla necessità di accesso alle cure psicologiche gratuite, al pari di altre cure del sistema sanitario nazionale. Ho scoperto un pianeta, che ho chiamato delle B, di cui cito la mia definizione preferita: per gli antichi, è pianeta qualsiasi corpo celeste che non occupasse una posizione fissa sulla sfera celeste, Il fluttuare del pianeta delle B mi rincuora, perché mi fa sperare in un cambiamento della situazione attuale e, pertanto, in un’evoluzione positiva della dimensione di cura citata.

Pianeta delle B inteso come bisogni-bonus-benessere stretti in cordata per conquistare la vetta della cura psicologica per tutti, e non solo riservata ad un pubblico pagante che, laddove applaudisse, non riuscirebbe a gratificare o rispondere al bisogno, oggi più che mai emergente, di tutti coloro che si avvicinano ad una deriva sociale lenta e costante. Già dall’inizio degli effetti della pandemia, la domanda di assistenza e supporto psicologico da parte dei cittadini è andata sempre più ad aumentare, per poi insistere e consolidarsi durante il perdurare dell’emergenza sanitaria. Questo dato, assieme ai cambiamenti nei percorsi di cura degli ultimi anni e alla maggiore attenzione verso la dimensione psicosociale delle problematiche riportate dai pazienti, impone una rivisitazione dei bisogni che in economia e sociologia s’intende per “ogni sensazione dolorosa derivante da un’insoddisfazione presente o prevista, accompagnata dalla conoscenza di mezzi atti a diminuire, rimuovere o evitare tale sofferenza, e dal desiderio di procurarseli”.

Ecco che l’obiettivo di una psicologia delle cure primarie è promuovere salute e benessere psicologico, prevenire il disagio, migliorare la qualità della vita e della cura e garantire una presa in carico integrata e accessibile per tutti in una prospettiva life time, capace di accogliere le richieste delle persone in tutto l’arco della loro vita. Tutto sembrava prendere corpo e diventare indispensabilmente necessario, creando persino un acceso dibattito tra varie figure da professionalizzare, a cui affidare le stanze in condivisione con i medici di base o in autonomia, elucubrando sulle varie figure di psicologo delle cure primarie, psicologo di base, psicologo di famiglia, psicologo del territorio. Poi, però, il pianeta delle B è stato bocciato, rimandato indietro   a cercare nuove orbite perché nel frattempo, i bisogni di life time sono stati un attimino parcheggiati dando strada a quelli di pura sopravvivenza, senza tenere conto del prezzo che pagheremo. Soprattutto dei giovani, imbrigliati nel rifiuto del cibo perché hanno perso la fame di vivere, muti nel loro isolamento perché non hanno spazi d’ascolto e suggerimenti di speranza, in attesa che qualcuno, accortosi di quello che sta accadendo fuori dalle statistiche dei contagi, corra ai ripari per tenerli lontani da un burrone difficile da evitare e, soprattutto, da risalire.

p.s.

se domani potessimo scegliere, vorremmo lo psicologo di famiglia. Perché nessuno si salva se qualcuno in famiglia si ammala.

Tiziana Petrosino

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